mercoledì 12 settembre 2012

Non è da molto che ho scoperto la tata inglese Joe Frost, la "super nanny": d'aspetto gradevole così da non ingelosire le mogliettine, leggermente sovrappeso così che la maggior parte delle donne si possano identificare, espressione simpatica e rassicurante, ma capace di dare ordini come un marine. L'occhiale finto, infine, ci lascia immaginare che abbia studiato per far quello che fa. Certo, le nostre Tate televisive sono un poco più genuine e un pochino meno brusche nei modi, anche se con il sorriso ti lanciano di quei fulmini che stenderebbero un elefante...Comunque anche io vorrei una Joe Frost a volte, magari quando torno stanca la sera e i bambini fanno i capricci: due dritte e tutto fila! Lei e le sue colleghe, del resto, hanno sempre le idee chiare su tutto: a quale età bisogna smettere d'allattare (vi ricordate il clamore di Tata Lucia e le sue teorie? no? Allora leggete qui: http://www.genitorichannel.it/In-famiglia/Vita-quotidiana/Tata-Lucia-sul-sonno-e-sull-allattamento-non-si-scherza.html), a quando e come i bimbi devono dormire da soli nel lettino, come si gioca coi figli e come trovare la motivazione e la fiducia in sé stessi. le strategie ormai le sappiamo: si manda la mamma dall'estetista, si blinda il papà in casa coi marmocchi e troviamo un sistema per evitare le interferenze della nonna. ciò crea almeno due conseguenze: 1. le famiglie si fidano e si affidano spinte dalla disperazione e dalla mancanza di sonno; 2. di fronte a tanta entusiastica adesione, gli esperti credono davvero di esserlo.
C'è un'estrema coerenza in questo meccanismo e infatti, non è una magia, FUNZIONA! L'esperto ha bisogno di qualcuno che creda in lui per sentirsi tale ed essere efficace.
Tuttavia, nel momento in cui l'esperto prende in mano la situazione spesso arriva a veicolare anche un messaggio indiretto di squalifica del ruolo genitoriale: lo stesso esperto che dall'alto della sua esperienza dice ai genitori con aria compassionevole ma comprensiva, che è sbagliato litigare e discutere davanti ai figli, in modo che alla mammina scenda sempre almeno una lacrimuccia che fa audience, lo troviamo nella sequenza successiva che intima ai genitori cosa non devono o devono fare davanti ai figli. A me pare una contraddizione che però è funzionale allo spettacolo: lo spettatore si sente partecipe, coinvolto, si identifica e si sente meno peggio dei poveri genitori in TV. E se il "gioco" fallisce? Beh, la colpa non sarà mai dell'esperto, perché se per definizione la relazione è così rigidamente complementare (uno sopra e uno sotto, up and down) stretta in un rapporto di dipendenza in cui uno fa credere di avere più potere, chi "sbaglia", sarà sempre la famiglia che non esegue in modo corretto le istruzioni. Raramente ci si interroga su come mai alcune persone accettano e altre no di ingaggiarsi in una relazione di questo tipo...Quando invece i genitori entrano nella stanza della terapia, chiedono quasi sempre "cosa dobbiamo fare?" e non ricevono la  risposta che desiderano (perché  non lo so e al massimo posso immaginare cosa potrei fare io nella loro situazione dato che ogni famiglia è un sistema a sé che possiede un modo peculiare e creativo di trovare delle soluzioni) avvertono una fastidiosa confusione. Tanto quanto può risultare sgradevole, tanto più è invece utile, perché costringe a pensare in modo nuovo alla situazione. E' qui che il terapeuta accompagna verso le nuove letture e le stimola, valorizzando la responsabilità dei genitori.

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