martedì 15 gennaio 2013

COPPIE OMOSESSUALI E FIGLI

Dato il gran can can di questi giorni in merito alle manifestazioni in Francia contro la proposta di legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso e l'apertura per queste coppie alla possibilità di avere bambini, vorrei riportare l'interessante contributo del collega Dott. Federico Ferrari, psicoterapeuta familiare, esposto in un'intervista rilasciata a Lettera43.it. Il terapeuta, in risposta alle affermazioni della Dr.ssa Vegetti Finzi, psicanalista, nell'esporre i suoi contenuti, mette in evidenza gli "errori logici" che portano ad assumere a dati di realtà dei modi di leggere il comportamento umano e le relazioni, cosa che accade spesso con le teorie psicologiche. 
Seppur di importanza fondamentale il concetto di Edipo, è pur sempre un'inferenza che arriva dall'osservazione di una famiglia composta da madre - padre - bambino, così come è successo per il concetto di relazione "simbiotica" madre - bambino, ormai radicata nella cultura popolare, che è però stato ampliato e superato nel momento in cui si è iniziato ad osservare il triangolo genitori - bambino, anziché solo madre - bambino. Allo stesso modo anche il neonato è "diventato" competente quando lo si è messo nelle condizioni di poter esprimere capacità differenti. Insomma, bisogna innanzitutto fare i conti con i propri pre-giudizi (ed è pur sempre legittimo che ognuno abbia un'opinione in merito che gli consenta di fare le proprie scelte nella vita) , ma come professionisti, non cadiamo nello stesso errore di Lombroso che osservava il volto dei delinquenti e poi ne ineriva le caratteristiche di personalità per poi estenderle e generalizzarle!
Domanda. Parlare di Edipo, quindi, è anacronistico?
Risposta. Edipo è un assunto storicamente molto connotato ma relativo a quello che era un assetto sociale antropologico dei primi del 900. Il metodo della psicoanalisi inoltre è un metodo clinico che si basa su dei costrutti che non sono direttamente osservabili.
D. Solo teoria?
R.
 Pur essendo una disciplina molto importante nel contesto psicologico, che ha dato spunti fondamentali, non si basa sul metodo scientifico e tutto quello che viene proposto ha il valore di una ipotesi per quanto interessante ed efficace.
D. Che cosa bisognerebbe considerare allora?
R. Abbiamo una letteratura scientifica di oltre 40 anni, il primo studio sulla genitorialità omosessuale è del 1972, ma sono centinaia quelli fatti in questi anni. E tutti vanno nella stessa direzione.
D. Quale?
R. Si interrogano sugli sviluppi dell'identità sessuale dei bambini rispetto a identità di genere. Queste ricerche ribadiscono che i figli con uno o due genitori omosessuali, hanno la stessa identica percentuale di orientamento eterosessuale e omosessuale dei figli di coppie etero.
D. Risultato?
R. Queste ricerche ci impongono di mettere in discussione gli assunti psicoanalitici dell'Edipo.
D. Per dire che Edipo non esiste più?
R. No, ma semplicemente che è la descrizione di una particolare psicodinamica relativa alla famiglia eterosessuale. Evidentemente in quelle omosessuali ci sono dinamiche diverse che ancora non abbiamo studiato. E forse proprio la psicanalisi potrebbe farsi carico di provare a identificare queste differenze. La psicologia scientifica invece parte dai risultati.
D. E cosa mette in evidenza?
R. Il contesto sociale. Per lo sviluppo dell'identità dei bambini si dovrebbero cercare modelli e strutture di appoggio anche all'esterno dello stretto nucleo familiare, visto che i bambini crescono a contatto con stimoli sociali importanti che ripropongono la dualità dei sessi.
D. Per esempio?
R. Un aspetto fondamentale che la psicoanalisi prende poco in considerazione è il rapporto con i pari, gli altri bambini, a partire dalla classe. La scoperta di sé non avviene solo attraverso i modelli strettamente familiari. Questa sarebbe una visione riduttiva come osserviamo dai risultati delle realtà già esistenti.
D. Quali studi ci sono?
R. Gli studi dell'American psychological association partono da tre domande che riguardano l'identità di genere, l'orientamento sessuale e l'adattamento psicosociale dei bambini figli di genitori omosessuali. Ci sono centinaia di ricerche, alcune che hanno studiato famiglie per oltre 20 anni, altre che hanno fatto confronti tra popolazione europee e americane, e tutte sono concordi nel ribadire che non esistono segnali di rischio rispetto a questi tre elementi. Risultati di cui ha preso atto anche l'associazione di pediatria americana.
D. Alcuni citano però le ricerche fatte da Reignerus e Cameron...
R.
 Sì, loro volevano proporre dati allarmanti che sono stati ritenuti falsati e perciò invalidati dalle associazioni di categoria. Cameron è stato perfino espulso da tutte le associazioni di psicologia degli Stati Uniti. Insomma non sono gli attivisti gay che propongono un loro punto di vista, ma è la psicologia ufficiale che lo dice. Ma qui fatica ad arrivare.
D. Per colpa dell'influenza del Vaticano?
R. Sembra che la voce alternativa alla religione sia solo quella della psicoanalisi, ma è una disciplina che non si confronta con i risultati e parla solo di un ipotetico futuro: si chiede che cosa questi bambini saranno e faranno. E invece questi bambini ci sono già e molti hanno anche 30 anni compiuti.
D. Che cosa pensa della frase del Gran Rabbino di Francia Gilles Bernheim: «La dualità dei sessi appartiene alla costruzione antropologica dell’umanità»?
R.
 È un discorso fallace perché avere due genitori omosessuali non vuol dire mettere in discussione la dualità dei sessi. I bambini mantengono la propria identità sessuale chiara e gli stessi genitori sono in grado di comunicarla. Ma soprattutto non sono gli unici modelli.
D. Quali sono questi modelli?
R. Ci sono famiglie allargate, i compagni di scuola, i maestri e soprattutto i media, perché i bambini oggi vivono con le immagini, la televisione: la rappresentazione dei due sessi è garantita ovunque, hanno quindi una serie di stimoli sufficienti per riconoscerla. C'è inoltre da considerare il fatto che la dualità dei sessi non può diventare normativa.
D. Ci spieghi meglio.
R. Per quanto esistano due identità sessuali ben distinte, ci sono anche una serie di identità che devono essere preservate e che tra i due sessi costruiscono uno spazio di esplorazione importante come il transgenderismo e il transessualismo. E fanno parte anche loro di una antropologia umana, solo che questi discorsi ideologici, che partono dalla Genesi come quello citato da della Loggia, sembrano escludere il transgenderismo dal consorzio umano.
D. Il padre e la madre non indicano più al bambino la sua genealogia?
R.
 Tutti noi abbiamo una identità di genere e la costruiamo a partire da un racconto all'interno del quale ci sta anche la nostra genealogia: questo rappresenta certo la struttura basilare. Laddove c'è un mito del sangue e della famiglia in termini genetici, quelli forse diventeranno i contenuti dell'identità, ma non ci sono solo quelli.
D. Quali altri?
R. Il figlio di due genitori omosessuali ha una sua identità costruita a partire da lineamenti differenti. Sarà una genealogia non basata sul sangue, ma fatta di desiderio di filiazione. Una tematica che dobbiamo considerare perché riguarda anche i figli adottivi, tutte le realtà dove non esiste un legame di sangue con i genitori. Per questo bisogna stare attenti quando si dice che se viene a mancare la certezza del rapporto biologico viene a mancare una parte importante dell'identità dell'individuo.
D. Insomma non è solo una questione di geni.
R.
 La biologia certamente fa parte dell'identità dell'individuo, ma non può essere usata per prescrivere l'eterosessualità come unica forma lecita di sessualità.
D. Il rischio è di aumentate la discrimanazione?
R.
 Il discorso del rabbino si rifà alla tradizione ebraica dove il sangue ha una importanza che trasmette l'appartenenza a un popolo, e quella è una dimensione diversa legata a una cultura e a una religione.
D. Anche in Italia il dibattito è ancora molto orientato sul piano religioso, quanto influenza e scoraggia le coppie omosessuali che vorrebbero avere dei figli?
R.
 Le famiglie che conosco danno per scontato che ci sia un discorso omofobico molto respingente sul piano del cattolicesimo ufficiale delle gerarchie. Però non credo che scoraggi più di tanto.
D. Qual è il vero problema?
R. L'incertezza legislativa, che pesa di più perché c'è sempre un membro della coppia che rischia di essere estromesso e di non vedere riconosciuti i propri diritti di genitore. Ma anche il figlio che non vede rispettato il proprio diritto alla tutela del rapporto con il genitore sociale.
D. Anche in Francia però è ancora così.
R. Sì, ma c'è molta meno attenzione ai dettami della Chiesa. Si è sempre tenuto separato il discorso religioso da quello civile. La laicità è quasi una religione di Stato.
Giovedì, 03 Gennaio 2013

mercoledì 9 gennaio 2013

MAMMO????!!!

Premesssa: sono cattivella come sempre ;-).
Ho sempre avvertito una stonatura quando sentivo la parola "mammo". Chi l'avrà coniata? un uomo o una donna? Secondo me una donna. Una donna che scopertasi Supereroe con la maternità e considerando gran parte degli uomini incapaci di fare tutto ciò che invece una donna-mamma riesce a fare contemporaneamente, ha incontrato qualche uomo che, contrariamente alle sue aspettative poteva quasi quasi eguagliarla e quindi l'ha definito "mammo" invece che PAPÀ. Sebbene qualcuno possa pensarlo, quella donna non sono affatto io. Anche perché, chi mi conosce, sa anche che dietro la mia apparente ironia sugli uomini, c'è una grande verità: sono molto bravi quando fanno o permettiamo loro di fare veramente i papà. 
Quindi dietro la femminilizzazione di questo termine, "mammo", c'è un che di dispregiativo, una squalifica della differenza tra due membri di una coppia che però è una sua importante risorsa. 
Se devo immaginarmi un "mammo" me lo vedo così: 

Robert Williams in "Mrs. Doubtfire"
un uomo cammuffato da donna che si arrabatta ad imitare gli stereotipi femminili della cura del bambino. Tendenzialmente pasticcione, potrebbe però sviluppare inaspettate capacità materne come saper cucinare, badare ai bambini e contemporaneamente fare la lavatrice. Potrebbe produrre estrogeni. Potrebbero crescergli le tette per allattare. Dolce e accogliente è capace di essere affettuoso con i propri figli e in grado di emozionarsi facilmente. In sostanza è squalificante anche per una donna che per contrasto viene identificata proprio con questi stereotipi...Comunque..."mammo" suona proprio male, anzi, mi provoca un certo raccapriccio. Leggo di Vip che dichiarano: "mio marito è proprio un bravo "mammo". Ma perché non può essere "solo" un bravo papà? Che ha di sbagliato la parola "papà"? Forse perché anche noi mamme non abbiamo del tutto chiaro il ruolo del papà. O forse perché con la maternità ci sentiamo tanto gratificate e onnipotenti che ci prendiamo tutti gli spazi per poi lamentarci se tutto è sulle nostre spalle. E i nostri uomini, che ci vedono così competenti (l'istinto è sempre materno no?), mica ci vogliono togliere questa soddisfazione e retrocedono piano piano fino al punto di arrivare ad una certezza: il bimbo si addormenta solo con la mamma...mangia solo con la mamma...vuole solo la mamma...e la mamma non ne può più. Sfinita si lamenta con le amiche delle notti insonni con il bambino addosso. È questo il punto di non ritorno? Lui bello come il sole che va a giocare a calcetto perché tanto in casa la sua presenza è inutile e lei che rinuncia alla serata con le amiche perché sa che appena esce lui la richiamerebbe indietro al primo lamento del pupo. Beh, ragazze, spegnete il telefono. Se non lo spegnete, non guardatelo ogni 5 minuti. E non rimaneteci male se invece va tutto liscio e il papà orgoglioso vi dice che è stato bene con suo figlio. Gratificatelo quest'uomo, anche se gli ha infilato il pigiama sbagliato, e diventerà come per magia, capace di fare addormentare il bambino in meno tempo di noi. Ma non sarà la copia maschile di noi. Sarà semplicemente se stesso. Però non è che il papà appare nella vita del piccolo e subito è capace. Come per noi che coltiviamo il Bonding già durante la gravidanza, può farlo anche lui; il piccolo sente la presenza di un papà già da dentro la pancia e non solo attraverso il suono della sua voce o il suo tocco, ma anche attraverso le sensazioni che sente la mamma in presenza del papà. Quella persona lì, la sente da subito e se appena nato da subito lo tocca, lo contiene e lo massaggia, e continua a farlo in modo che questi due individui si riconoscano a vicenda e trovino la loro specifica intimità. Certo...glielo dobbiamo consentire PERÒ!

lunedì 7 gennaio 2013

NINNA NANNA NINNA Ò...

QUESTO BIMBO A CHI LO DO.... in effetti la filastrocca prevede che il bimbo passi da Lupo alla Befana per poi arrivare tra le rassicuranti braccia della mamma per fare la nanna. Per il bambino è una tenera canzoncina che lo culla. Per la mammina si tratta invece in molti casi di una tragica realtà: quella di un bimbo che non dorme, che si addormenta solo in braccio, che qualche volta vorresti invece mollare alla Befana (la suocera che sa sempre tutto? quella che ti dice che lo vizi a tenerlo in braccio e che però non farebbe mai a cambio?). I bimbi hanno poi i rituali più strani: da quelli che vogliono guardare fuori dalla finestra per ipnotizzarsi con le luci delle auto, quelli che vogliono essere sussultati anche con una certa foga, quelli che si assopiscono solo con strani e faticosi suoni emessi dall'ugola materna. Madri giocoliere, canterine o forzute atlete, ma tutte comunque inesorabilmente INSONNI. Il che, se la cosa si trascina da giorni, se non mesi, significa diventare donne irritabili, nervose; significa abbandonare i vestiti della moglie per diventare mastini pronti ad azzannare il marito al primo ingenuo errore. significa assumere quell'aspetto della moglie di Handicapp presente? Quella col mattarello in mano e sempre spettinata. Eccola:


Ecco, madri deprivate di sonno, mariti sempre tesi che sembrano muoversi in casa cercando di evitare il filo spinato, mancanza di tempo per dialogare, litigio facile. Un disastro. e tutto perché il cucciolo vuole essere cullato prima di dormire. Tanti di voi sanno che sono a favore del co-sleeping (se non è un modo di evitare rapporti con partner naturalmente), delle fasce ecc... 
ma per molti invece la soluzione scende dal cielo un salvatore dal nome esotico: ESTIVILL, che pare risuonare con un'eco mistico e di cui mi rifiuto di mettere il link. Tanti ci cascano spinti dalla disperazione così che passa in secondo piano la possibilità di creare dei momenti di puro terrore nel proprio cucciolo, così come alcuni, sempre con le più buone intenzioni per carità, iniziano i figli all'utilizzo dello psicofarmaco (naturale o no il concetto è lo stesso) sperando di favorire serena sonnolenza ai figli. D'altro canto anche Renato Pozzetto in un film ci provava a far respirare il gas del fornello al bimbo per addormentarlo!
Comunque. il punto qual'è? Come al solito il punto è che NON ESISTE UNA REGOLA! Rassegnatevi! Tutti vi dicono che i bambini sono abitudinari ed è vero, ma sono anche i primi che trovata un'abitudine ve la cambiano! Pensavate che tutti mangiassero ogni 4 ore? No. Pensavate che tutti dormissero al pomeriggio? No. Pensavate che le ore consecutive di sonno notturno aumentassero con l'età? No. MI SPIACE ESSERE SEMPRE QUELLA CHE ROMPE LE SCATOLE, MA È COSÌ! Basta un dentino, un mal di pancia, uno scatto di crescita e loro ci vogliono vicino, ci reclamano, vogliono che li rassicuriamo nel momento in cui si devono abbandonare ad un mondo misterioso su cui non hanno il controllo. Crescere è un mestiere duro, ma spesso ce lo dimentichiamo. Noi che dormiamo in un letto matrimoniale e non riusciamo a prendere sonno se non sentiamo il contatto con il nostro compagno, spesso chiediamo cose molto grandi ai nostri piccoli, gli unici, nel regno animale, incapaci di andare per la loro strada in pochi mesi come il resto dei mammiferi. LAMENTIAMOCI, va bene, ma mettiamoci sempre nei panni di quel cucciolo che spesso obblighiamo a fare passi più grandi delle delle sue gambette cicciotte e smettiamo di vivere il sonno dei bimbi come una lotta, apriamoci a cambiare, ad adattarci e ad attingere alle risorse circostanti per recuperare il sonno perduto! 
Buona fortuna mammine....e buonanotte...